L’ansia in psicoterapia della gestalt

L’ansia in psicoterapia della gestalt

Ansia ed eccitazione

In psicoterapia della Gestalt l’ansia è strettamente legata al concetto di eccitazione, con il quale si intende uno stato di attivazione sia psichico che fisico che accompagna l’esperienza.
L’esperienza umana mira alla soddisfazione dei nostri bisogni (dai più materiali ai più spirituali) e si sviluppa in un ciclo suddiviso in fasi, che la Gestalt chiama il ciclo di contatto: nella fase della sensazione emerge un bisogno sotto forma di sensazioni fisiche o percezioni o immagini mentali o pensieri, poi la sensazione diviene consapevolezza e l’organismo inizia ad orientarsi nell’ambiente per individuare gli oggetti adatti con cui entrare in contatto per soddisfare le sue esigenze (desideri, bisogni, aspirazioni). La fase successiva è quella della mobilitazione dell’energia (psichica e poi anche fisica) necessaria per andare incontro all’ambiente in modo da stabilire un contatto. La fase dell’azione è quella in cui le energie vengono impiegate concretamente per contattare l’ambiente, le persone, le situazioni e fare richieste, proposte, esprimersi, realizzare qualcosa, affrontare una scelta, una prova o anche proteggersi, mettere dei confini, ritirarsi, e così via. Nel contatto pieno la persona vive l’esperienza in maniera totale, vitale, con corpo, mente e emozioni, spontaneamente e consapevolmente. Infine ci sarà la fase del ritiro, nella quale si potranno elaborare gli eventi e archiviarli in memoria, nel proprio sé storico, per poi lasciare che si crei di nuovo quel vuoto fertile che farà da sfondo all’emergere di una nuova figura, di una nuova gestalt. Il ciclo di contatto si innescherà di nuovo, in un incessante e fluido susseguirsi di gestalten.

In ogni fase del ciclo si sprigiona dell’eccitazione che accompagna e alimenta l’esperienza della persona e fornisce l’energia per portare a compimento il ciclo.
Perls, Hefferline e Goodman la definiscono “evidenza della realtà”, perché non esiste realtà che sia neutrale o indifferente, ma ogni emergere della figura dallo sfondo ed ogni contatto si accompagnano all’eccitazione: essa si accresce durante il ciclo dell’esperienza fino a culminare nel contatto e ad esaurirsi. Ma se durante il ciclo l’eccitazione subisce degli arresti, cioè viene bloccata, inibita e deviata, allora può emergere sotto forma di ansia o angoscia e anche dare forma a diversi sintomi, a seconda della fase del ciclo di contatto in cui si crea il blocco.

Per cui, l’ansia può essere gestalticamente definita come il risultato di “un’eccitazione bloccata”, per via del fatto che il soggetto non riesce a sostenere, o meglio, a trovare in sé o nell’ambiente il sostegno adatto per affrontare il contatto e l’esperienza. Ecco qua che si instaura la Gestalt incompiuta, alla base di tanti disagi psicologici e psicosomatici.

I blocchi dell’eccitazione nei disturbi d’ansia

Se ad esempio l’eccitazione si blocca nella fase della sensazione, in cui la figura dovrebbe poco a poco emergere dallo sfondo indifferenziato e confuso e rendere il bisogno sempre più chiaro a livello mentale, allora l’ansia non viene mentalizzata e resta sul piano somatico dando origine a tutta una serie di fastidi psicosomatici (rigidità muscolari, tensioni croniche, senso di stanchezza, insensibilità ed anestesie) o ipocondrie.

La difficoltà a respirare è pure un altro elemento chiave, come dice Perls, facendo riferimento alla formazione di una rigida corazza muscolare nel petto e nel diaframma:

“Il primo passo è di liberare l’eccitazione che soggiace all’attacco d’ansia. Successivamente si deve trasformare la corazza del petto in una parte vivente dell’organismo”. “Nello stato d’ansia il metabolismo dell’ossigeno aumenta, perciò l’aria residua contiene più CO2 del normale […] Si deve eliminare quest’aria cattiva, quindi esalare dapprima quanto più completamente possibile. La successiva inalazione avverrà senza sforzo”.

Un altro caso è quello in cui l’eccitazione viene bloccata impedendo l’emergere di alcuni propri bisogni o impulsi alla coscienza, ad esempio per via di rigidi divieti e standard morali introiettati, allora si avranno dei sintomi ossessivi e l’eccitazione verrà retroflessa verso la persona sotto forma di pensieri intrusivi o nella ruminazione mentale. Il pensiero stesso è un modo per retroflettere l’energia bloccata.
Se invece l’emozione viene repressa tra la consapevolezza e la mobilitazione dell’energia, essa può essere proiettata sul mondo esterno e con la proiezione il soggetto si costruisce uno schermo nei confronti degli altri e delle situazioni. Gli affetti negati vengono imputati all’altro, le caratteristiche dell’ambiente non vengono percepite poiché l’ambiente è limitato a delle immagini virtuali costruite dal soggetto stesso: es. “Gli altri vogliono sempre primeggiare”, quando è il soggetto stesso a non riconoscere in sé il desiderio di potere e di esibizione.
La proiezione è usata nelle certezze rigide, nella costituzione dell’oggetto fobico, nell’elaborazione di rituali compulsivi, nella colpevolezza nevrotica, nelle superstizioni e credenze.

Ad essere negati e poi retroflessi possono essere i bisogni più disparati: di aggredire o allontanare, di esprimere amore, tenerezza, bisogno di protezione, attrazione sessuale, e così via.
Quando ad essere retroflessa, cioè rivolta verso noi stessi, è un’energia di tipo aggressivo inibita nella fase dell’azione, molto spesso si possono originare sintomi come cefalee o disturbi gastro-intestinali.
Infine quando si resta bloccati nella fase di contatto con un’esperienza traumatica e minacciosa per la salute o la vita della persona, senza riuscire a tornare allo stato di ritiro, allora si può andare incontro ad un Disturbo acuto da stress o ad un Disturbo post traumatico da stress.

La terapia Gestalt con i disturbi d’ansia

La psicoterapia della Gestalt non si concentra sulla differenziazione tra “sano” e “malato”, bensì tra “blocco” e “fluire”. Il sintomo blocca la dinamica figura/sfondo, l’individuo non riesce più a sentire chiaramente i propri bisogni e tantomeno a soddisfarli. Il compito della terapia sarà quello di aiutare il paziente a vedere come blocca la propria energia e a sviluppare l’auto-sostegno necessario a ristabilire il fluire naturale del ciclo dell’esperienza.
Un importante strumento utilizzato nel trattamento dell’ansia è la focalizzazione nel presente, in quanto la persona che soffre d’ansia è orientata al futuro, un futuro che viene percepito come catastrofico. La focalizzazione nel qui-ed-ora permette di interrompere le proiezioni nel futuro. Ciò non significa negare il valore di passato e futuro, in quanto queste dimensioni sono significative nel presente della persona. Infatti, come affermava Laura Perls, il passato esiste nel presente come memoria, nostalgia, rimpianto, leggenda, fantasia o storia, il futuro come anticipazione, progettazione, pianificazione, aspettativa, speranza o anche timore o disperazione.

La terapia della Gestalt attraverso domande come: cosa fa e come lo fa? cosa sente? cosa vuole? cosa evita e come lo evita? cosa si aspetta?, aiuta la persona a distinguere consapevolmente se stesso dal mondo esterno. Compito del terapeuta è facilitare il recupero del sentire le proprie emozioni, a vedere chiaramente i propri bisogni e aiutare il cliente a entrare in contatto con la realtà recuperando anche la dimensione della responsabilità, cioè ciò che la persona vuole o non vuole fare.
Così facendo si permetterà il passaggio dall’eccitazione fissata in ansia, all’eccitazione attiva.