Il mio approccio

Nel lavoro con il paziente adotto un approccio integrato che, combinando o accostando teorie, metodi e e tecniche differenti, anche in fasi diverse del percorso, mi consentono di personalizzare il lavoro in base alle caratteristiche specifiche della persona.

Amo il mio lavoro e sono spinta ad una ricerca continua di conoscenze e strumenti efficaci per il miglioramento della salute, della soddisfazione e della crescita personali. Ho una mente curiosa e scientifica, pronta a osservare, sperimentare e verificare, ed anche a staccarsi  dalle conoscenze ormai superate per accogliere nuovi punti di vista e strumenti di lavoro, quando necessario.

L’integrazione di approcci differenti rende la terapia un processo dinamico costruito insieme al paziente, basandoci sulle sue specifiche e personali esigenze e sulla natura del problema che lo affligge.

La mia formazione di partenza è di indirizzo umanistico, in una integrazione tra terapia della Gestalt e uno sfondo Junghiano del profondo psicodinamico.

Negli anni ho integrato con tecniche di tipo comportamentale come l’esposizione e la desensibilizzazione graduale e sistematica, indispensabili per trattare ansie, fobie, evitamenti esperienziali ed anche compulsioni.

Dalle più recenti terapie di terza generazione, come anche dalla Gestalt, ho attinto le pratiche di meditazione/mindfulness, molto efficaci nell’aumentare consapevolezza, presenza mentale, regolazione emotiva, tolleranza ed accettazione e un rapporto di disidentificazione/defusione dai propri pensieri.

Ho sempre cercato un approccio orientato  anche al corpo, iniziato con la Gestalt e la Bioenergetica, e arricchito in seguito con metodologie basate sulle neuroscienze, la teoria del’attaccamento e quella della regolazione emotiva, come la Terapia Sensomotoria di Pat Ogden, la teora Polivagale di Porges e l’EMDR. Questi approcci si sono rivelati fondamentali per affrontare problematiche di origine traumatica, come i Disturbi da Stress Postraumatico, ma anche traumi dell’attaccamento, di tipo relazionale, meno eclatanti, ma ripetuti nel tempo e che hanno spesso un impatto importante sulla storia e sulla personlità del paziente.

Un altro aprroccio che integra in maniera meravigliosa aspetti cognitivi, comportanmentali e tecniche esperienziali è lo Schema Therapy di J. Young utile per conoscere e migliorare alcuni schemi di personalità disfunzionali.

A volte capita di pensare “non si arriva mai!”. Ed è vero: non si arriva mai ad una conoscenza e ad un’esperienza compiuta e definitiva in questo campo. Questo richiede costante impegno e rinnovamento ed è allo stesso tempo un aspetto che mi piace e mi stimola molto.

Quando mi chiedono “Tu a che scuola appartieni?” io rispondo che non appartengo a nessuna scuola in modo esclusivo, non aderisco in maniera fideistica ad alcuna teoria o visione parziale.

Sono una psicoterapeuta e “appartengo a ciò che funziona”, meglio ancora se sostenuto da solide ricerche ed evidenze scientifiche. Curiosità, consapevolezza e flessibilità sono caratteristiche proprie della salute mentale e, a mio avviso, il primo ad incarnarle dovrebbe essere proprio il terapeuta stesso!