L’Ombra che è in noi

L’Ombra che è in noi

Dentro di noi abbiamo un’Ombra: un tipo molto cattivo, molto povero, che dobbiamo accettare. – C. G. Jung

Tutta la teoria junghiana della psiche è strutturata in modo duale e polare: Io cosciente e Inconscio, funzione dominante e funzione inferiore, dimensione individuale e dimensione collettiva, aspetti positivi ed aspetti negativi degli archetipi, luce della coscienza ed ombra di ciò che non ci noto, anche di noi stessi.

La dialettica Persona-Ombra

Nell’inconscio, suddiviso in personale e collettivo, risiedono i complessi e gli archetipi, mentre nell’Io cosciente sono presenti i contenuti a noi noti, quelli con cui ci identifichiamo, in cui tendiamo a riconoscerci. Tali aspetti vanno a costituire la Persona, termine che nell’antico teatro greco indicava la “maschera” dell’attore: essa assume il volto di tutti i ruoli che nel corso della vita, nelle diverse fasi e nei diversi contesti sociali (famiglia, professione, comunità religiosa, amicizie) tendiamo ad assumere, al fine di adattarci al nostro ambiente, alla comunità, alla collettività ed anche ai nostri standard, in parte autentici, in parte introiettati ed assorbiti dalla cultura o dall’educazione. Nello sviluppare la propria Persona ciascuno di noi tende a voler incarnare caratteristiche desiderabili e socialmente accettate nel proprio contesto culturale di riferimento, anche se non necessariamente condivise in modo universale, come nel caso di appartenenza a gruppi sociali dissidenti e di contestazione, o quando ci si identifica in ruoli da ribelle, come la pecora nera della famiglia, il buffone del gruppo, il bullo, l’outsider, il capro espiatorio e via dicendo. Qualsiasi siano le caratteristiche con cui un Io cosciente si identifica, esse non saranno rifiutate o negate dall’individuo, ma saranno assunte con dei vantaggi per la sopravvivenza o per l’adattamento.

Ma la Persona ha nell’inconscio personale un “fratello oscuro”, come scrive Jung in Psicologia e Religione (1938-1940): “Ognuno è seguito da un’Ombra, tanto più nera e densa quanto meno è incorporata nella vita cosciente dell’individuo.”
L’Ombra è in genere il primo degli archetipi con il quale si inizia a lavorare in un processo di analisi: ognuno di noi dovrebbe a poco a poco gettare luce sul proprio lato oscuro, per integrarlo alla coscienza. Integrazione significa riconoscere tutte le nostre parti, saperle vivere e gestire consapevolmente per non lasciarci tirare dei brutti scherzi dall’inconscio.

Le zone d’ombra sono infatti quelle parti di noi che, per via di condizionamenti educativi o culturali o di esigenze adattative, abbiamo nel tempo sepolto, rifiutato, temuto e negato. Sono le parti che riteniamo inaccettabili, che ci rendono irrequieti o infantili, ci fanno provare vergogna o senso di inferiorità, ci rendono goffi, incontrollati, aggressivi, bisognosi o addirittura ripugnanti a noi stessi. Ma l’ombra non è solo un vaso di Pandora che contiene tutti i mali negati e rimossi, nel suo fondo si possono trovare anche parti della nostra personalità utili, creative, vitali, genuine, che per varie ragioni abbiamo tagliato via da noi stessi, a volte a caro prezzo per la nostra individuazione. Essa è il fratello misconosciuto, l’altro lato della luna, che non coincide col negativo, ma con ciò che è stato rimosso nella nostra storia e che spesso ci spaventa dover intravedere quando ci mettiamo davanti allo specchio.
E’ un concetto che si avvicina a ciò che Freud chiamò il perturbante e che Rank descrisse come il Doppio, di cui la letteratura è ricca di rappresentazioni: solo per fare alcuni esempi illustri, i vari personaggi sosia, dall’opera di Plauto a quella di Dostoevskij,  Dott. Jeckyll e Mr Hyde di Stevenson, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, in cui l’ombra è proiettata attraverso un’opera d’arte, e via dicendo.

A volte la nostra ombra ci sussurra all’orecchio, altre grida come un’ossessa, altre volte è il Trickster, il briccone mitologico, Hermes-Mercurio, che ci gioca brutti scherzi mandando tutto in malora e sconvolgendo o sabotando i piani fatti da un Io cosciente troppo unilaterale e identificato con la Persona.
Francisco Goya disse che “il sonno della ragione produce mostri” e nell’Ombra i nostri mostri si aggirano, si agitano, esigono anche di essere ascoltati, visti, illuminati. Allora, alla luce della coscienza perderanno la loro carica e dell’energia nuova sarà a disposizione per la propria realizzazione. Realizzazione del vero Sè, non dell’Io parziale, cosciente ed unilaterale.

Ma come si manifesta l’Ombra inconscia nella nostra vita quotidiana?

Proiezione, scissione, sogno

L’inconscio ci agisce”, diceva Jung, se non lo integriamo prendendone consapevolezza: il rimosso ritorna ed i contenuti d’ombra, che noi rifiutiamo e non accettiamo, vengono spesso proiettati sull’ambiente e sulle persone intorno a noi, così che noi possiamo dire “Io non sono così, sono gli altri!”.
Questo meccanismo, che come tutti i meccanismi di difesa della psiche ha una propria utilità entro certi limiti, può essere all’origine dell’antipatia, del disprezzo, della repulsione e anche dell’odio, di alcuni fenomeni come omofobia o xenofobia e della paranoia, ma a volte paradossalmente anche dell’attrazione.
Tutto ciò che degli altri ci irrita può portarci alla comprensione di noi stessi” scrisse Jung; la nostra ombra, in altri termini, si può annidare nelle cose che ci infastidiscono nelle altre persone. Chi dunque vuole sapere qualcosa sulla propria ombra deve limitarsi a passare in rassegna l’orda delle persone antipatiche: ecco come viene fuori! (Barz, 1991, cit. in W: Roth, 2003) Ovviamente le persone che divengono bersaglio della proiezione altrui avranno delle caratteristiche che le rendono le giuste candidate per questo ingrato compito.

L’ombra si manifesta anche nei sogni, spesso come una figura dello stesso sesso del sognatore, con caratteri oscuri, minacciosi o alieni (es. etnia diversa o aspetto minaccioso o mostruoso), ma anche sotto forma di animali che rappresentano aspetti istintuali e primitivi, legati a pulsioni aggressive o sessuali oppure oggetti e sostanze dall’aspetto ripugnante, come le feci (quelle che nella metafora alchemica possono essere trasformate in oro!).
In Anatomia della psiche Edward Edinger scrive a proposito di simbolismo religioso ma anche onirico: “Psicologicamente lo sporco e il peccato che sono lavati via dal battesimo possono essere tradotti nell’inconscietà, nelle qualità ombra delle quali non si è ancora a conoscenza. La pulizia psicologica non significa la purezza letterale ma l’essere consci del proprio sporco. Se una persona è psicologicamente pulita, non contaminerà il suo ambiente con proiezioni d’ombra” (p.148).

Nei casi di gravi psicopatologie aspetti d’ombra sentiti come troppo minacciosi per la personalità cosciente possono venire dissociati e assumere i tratti di una coscienza e di una personalità autonoma: si tratta di sindromi dissociative che possono portare addirittura a casi di personalità multipla, di cui sono ricchi sia la letteratura che il cinema. Tra i tanti vorrei segnalare Il Cigno nero un film del 2010 diretto da Darren Aronofsky e L’altra Grace (Alias Grace), un romanzo della scrittrice canadese Margaret Atwood pubblicato nel 1996 liberamente tratto da fatti realmente accaduti in Canada, il quale ha ispirato una mini-serie uscita recentemente su Netflix.