Lo stile manipolativo: come riconoscerlo!

Lo stile manipolativo: come riconoscerlo!

In uno dei precedenti articoli ho parlato dei tre stili comportamentali e di comunicazione: passivo, assertivo e aggressivo. C’è un altro stile, che è probabilmente quello piĂą difficile da individuare, per il suo carattere subdolo e sottile.

Si tratta dello stile manipolativo, detto anche passivo-aggressivo. E’ tipico di persone taciturne ed esteriormente piuttosto passive, ma che dentro di loro nutrono un forte risentimento, nei propri pensieri e nelle proprie convinzioni (Castanyer, 1998). Ovviamente tutti in misura diversa adottiamo comportamenti di questo tipo, ma alcune persone hanno la tendenza ad utilizzarlo come stile prevalente. L’aggressivo-passivo non specifica cosa vuole o intende, ma utilizza dei modi indiretti per esprimere se stesso od ottenere ciò che desidera. Può manifestarsi con complimenti ambigui e poco sentiti, sarcasmo, eccessive dimostrazioni di interesse e gentilezza non autentici, procrastinazioni, finti fraintendimenti, omissioni, sabotaggi, ritardi e, ovviamente, negazione dei propri sentimenti di rabbia quando qualcuno li coglie.

In altri termini, dietro atteggiamenti apparentemente disponibili e cordiali, si cela un’ambigua ostilità e la volontà, più o meno consapevole, di ferire o attaccare l’altro. La rabbia non può essere espressa in maniera chiara, diretta ed assertiva, ma viene agita indirettamente.

Vediamo alcuni esempi molto comuni:

  • “Che cos’hai?”… “Niente!”.E’ una scena tipica quella di lei che delusa o arrabbiata mette il muso, risponde a secchi monosillabi, distoglie lo sguardo, ma quando lui le chiede quale sia il problema, nega prontamente la propria rabbia.
  • “Bene, bene!…Ok!”: tagliare velocemente la comunicazione emotiva dicendo seccamente che tutto va bene, ma esprimendo rabbia  attraverso il non verbale. 
  • “Si, si…tra poco”: procrastinare continuamente qualcosa che abbiamo accordato di fare per altri, può essere una forma di aggressivitĂ  passiva, così come arrivare in ritardo.
  • “Ah… non avevo capito!”: fare il finto tonto, il distratto, può essere un modo per sottrarsi a qualche situazione indesiderata evitando di esporsi direttamente.
  • “Non mi riguarda! Fai come ti pare” e “Te l’avevo detto io!”: prendere le distanze in modo manipolatorio, aspettando che l’altro decida, per poi attenderlo al varco e criticarlo con senso di rivalsa quando le cose non funzionano.
  • “Lo dico per te!”: fingere di dire una cosa per l’interesse dell’altro, con l’intento di persuaderlo per ottenere dei vantaggi personali.
  • “Hai fatto un bel lavoro… per uno del tuo livello”: fare complimenti ambigui, che hanno un inizio mieloso…ed un finale amaro come il fiele!
  • “Un vero amico lo farebbe!”: il classico della manipolazione emotiva, indurre il senso di colpa in modo ricattatorio. E’ un metodo infallibile per intrecciare relazioni disfunzionali o educare figli tendenti alla passivitĂ  e all’insicurezza (qui io stessa ho assunto uno stile deliberatamente e retoricamente manipolatorio).
  • “Da solo non ce la farò mai!”: svalutarsi e vittimizzarsi per ottenere l’aiuto, le attenzioni ed il sostegno altrui, anzichĂ© chiederlo in maniera assertiva.
  • “Se non lo faccio io… tanto non lo farĂ  nessuno!”: caricarsi una croce sulle spalle e fare il martire.
  • “Eh, però così non va bene! PerchĂ© non lo capisce?”: lamentarsi con gli altri senza affrontare la questione in maniera aperta e chiara con il diretto interessato.
  • “Scherzavo! Quanto sei nervoso!”: alla lunga l’atteggiamento passivo-aggressivo diventa veramente irritante per chi ci ha a che fare e alla fine è probabile che induca il malcapitato a perdere il controllo e ad avere un eccesso di rabbia; cosa che procura spesso una certa soddisfazione malcelata al manipolatore, il quale allora accusa l’altra persona di mancare di senso dell’umorismo.

Il modo migliore per difenderci da tali atteggiamenti e per evitare noi stessi di metterli in atto è quello di essere consapevoli delle nostre emozioni e dei nostri moti di aggressività. Saper regolare le nostre emozioni in modo proficuo, senza reprimerle o negarle, ma neppure scaricandole sugli altri in modo incontrollato, è la capacità che dobbiamo coltivare ed apprendere per migliorare la nostra autostima e avere relazioni migliori. E’ importante allenarci ad essere assertivi ed empatici, avendo chiari i nostri diritti individuali e riconoscendo che anche gli altri hanno gli stessi: ai più non piace sentirsi manipolati e avete il diritto di far sapere agli altri che non piace neanche a voi!