I 4 stili di attaccamento: impariamo ad amare così come siamo stati amati

I 4 stili di attaccamento: impariamo ad amare così come siamo stati amati

“Dimmi come sei stato amato e ti dirò che relazioni avrai”, questa frase suona come un inesorabile predestinazione a cui nessuno di noi può sottrarsi: il modo in cui siamo stati amati, rassicurati, protetti, accolti e sostenuti da piccoli determinerà il tipo di relazioni in cui tenderemo a legarci da adulti e questo dalla culla alla tomba.

Gli studiosi lo hanno chiamato “attaccamento” (Bowlby), cioè la tendenza innata dei bambini appena nati, e di altri mammiferi, a legarsi in modo preferenziale ed esclusivo ad una figura di accudimento, che gli garantisca conforto, sicurezza, calore e lo riporti ad una situazione di calma e tranquillità quando è spaventato o prova dolore, stanchezza, fame.

Questa figura è in genere la mamma, ma può essere chiunque si sia di fatto preso cura del bambino nei primi due anni di età.
Quando tra gli otto mesi e i due anni si è instaurato il legame di attaccamento il bambino cercherà la vicinanza, il conforto e l’attenzione della mamma in modo preferenziale ogni volta che si sentirà vulnerabile o avrà bisogno di qualcuno da cui dipendere per soddisfare dei bisogni o essere rassicurato.

Gli studi sperimentali

Gli psicologi dell’Infant Research (Bowlby, Ainsworth, Main, Solomon) hanno studiato sperimentalmente l’instaurarsi di questo legame e le differenze qualitative tra varie coppie di madri e bambino. In una condizione sperimentale denominata Strange Situation (situazione di estraneità) hanno studiato i comportamenti dei bambini sia durante il tempo che trascorrevano con la mamma, sia quando la madre veniva fatta uscire dalla stanza nella quale restava un estraneo e poi, infine, al momento in cui la mamma faceva rientro. Inoltre sono stati studiati gli stili di accudimento delle madri durante il primo anno di vita del bambino e anche il loro modo di relazionarsi col bambino durante le attività e le interazioni quotidiane, ad esempio nel gioco.

E’ emerso che si possono distinguere quattro fondamentali stili di attaccamento, cioè quattro modi di rappresentarsi e vivere il legame di dipendenza e amore. Quattro modi di comportarci quando abbiamo bisogno dell’altro. Quattro copioni interni in base ai quali ci facciamo delle aspettative su come l’altro si comporterà con noi e in base ai quali ci costruiamo delle credenze sul fatto che siamo delle persone amabili e che riceveremo conforto e calore quando avremo bisogno, oppure no. Questi modelli interni, in modi impliciti e non del tutto coscienti, guideranno i nostri comportamenti nella scelta delle relazioni anche in futuro.

L’attaccamento sicuro

Sono state chiamate “sicure” le madri che si mostrano sensibili e responsive, cioè sanno sintonizzarsi col bambino e capire il bisogno che egli sta segnalando con il pianto o in altro modo e intervengono con prontezza. In questo modo creano un senso interiore di base sicura, per cui il bambino impara ad aspettarsi con fiducia di essere aiutato e che le sue richieste sono accolte ed i suoi bisogni legittimi. Si può fidare dell’altro.

Durante la strange situation il bambino esplora la stanza tranquillo e gioca; quando la madre esce e resta l’estraneo, il bambino protesta, poi si tranquillizza dopo un po’ e riprende a giocare; quando la mamma rientra, lui si mostra felice e cerca subito la vicinanza ed il contatto con lei, lo stesso fa la mamma.

Quando giocano insieme la mamma lascia che il bambino sperimenti liberamente e lo sostiene con incoraggiamento e lodi. Se lui ha difficoltà interviene a guidarlo, senza critica o giudizio e senza anticipare ansiosamente le mosse in modo intrusivo.


Il bambino acquisisce un senso interno di sicurezza e costruisce un modello interno di relazione basato sulla convinzione di essere amabile e capace, di potersi fidare degli altri e di poter negoziare con loro per soddisfare i propri bisogni.

L’attaccamento ansioso-ambivalente

Le madri ansiose-preoccupate, che hanno avuto a loro volta madri di questo tipo, non sempre riescono a capire i segnali del bambino, oppure sono troppo prese e preoccupate da altro per accorgersene (una telefonata, le faccende, il lavoro, lo stress). Altre volte invece, accorrono in modo preoccupato ma si sentono incapaci di calmare il bambino e capire cos’ha, vanno in ansia o sono prese dalla rabbia impotente. Possono pensare che lui pianga o faccia i capricci apposta per provocarle. Sono intermittenti nelle cure e nelle attenzioni, quindi il bambino non riesce a prevedere come andranno le cose e non si sente al sicuro.

Nella strange situation il bambino non sembra sentirsi sicuro di esplorare la stanza e giocare, come se non sapesse cosa aspettarsi e quando la madre esce, lui scoppia in un pianto inconsolabile rifiutando la vicinanza dell’estraneo. Al rientro della mamma si mostra arrabbiato con lei e non si consola facilmente.

Durante le interazioni quotidiane la mamma a volte non è sintonizzata col bambino, mentre altre volte è intrusiva, ad esempio lo abbraccia e coccola nei momenti in cui lui è impegnato a giocare, come se fosse lei ad avere bisogno di rassicurazione e affetto. Può diventare iperprotettiva e controllante , anticipando richieste e mosse del bimbo togliendogli l’opportunità di sviluppare in autonomia le proprie competenze. Oppure a volte può diventare critica e quasi competitiva.

Anche nel dare delle regole e nel farle rispettare può essere incoerente, perchè lei stessa non sa bene come percepirsi e cosa fare, così anziché fornire al bambino prevedibilità e sicurezza, crea un ambiente di incoerenza e ansia.

Il bambino con questo stile di attaccamento non sviluppa il senso interno di una base sicura, coerente e prevedibile e anche l’immagine di sé che si costruisce, di conseguenza, è incoerente: a volte si sente degno di amore, altre invece fragile, incapace e indegno di essere aiutato e sostenuto. Non si fida degli altri, non sa bene cosa aspettarsi, ed è poco esplorativo verso l’ambiente esterno, come se fosse sempre un po’ circospetto e mai totalmente al sicuro. Per assicurarsi l’attenzione della figura di accudimento può diventare esplosivo, fare capricci e opporsi; ha imparato che è con le emozioni forti che ci si guadagna l’attenzione e la vicinanza dell’altro.

L’attaccamento ansioso-evitante

Le madri di questo tipo tendono a non rispondere prontamente alle richieste e ai segnali del bambino, specie verso i bisogni di calore, vicinanza e affetto. Vorrebbero che diventasse presto indipendente e tendono a vedere come vizi le richieste affettive, per cui lasciano piangere il bambino o si infastidiscono alle sue richieste insistenti.

Nella strange situation il bambino gioca da solo senza cercare condivisione e coinvolgimento, come se non avesse bisogno dell’altro, non fa richieste né capricci. Quando la madre esce e lui resta con l’estraneo si comporta come se nulla fosse, come se non avesse paura, non protesta e al ritorno della madre tende ad ignorarla, come se non avesse bisogno di lei.


Durante le interazioni ed il gioco la mamma è spesso critica e distanziante, o rigidamente incentrata sulla correttezza della performance, sui risultati, anziché sulla sintonizzazione emotiva, è spesso più preoccupata delle cose concrete e dei doveri che dei bisogni emotivi. I bambini con questo stile di attaccamento sviluppano un senso di sé come poco amabile e imparano che non si può contare sull’altro quando si ha bisogno o ci si sente vulnerabili. Imparano che avere dei bisogni emotivi o ricercare sostegno e vicinanza sia sbagliato o causerà rifiuto e irritazione da parte dell’altro. Apprendono così a dissimulare e reprimere i loro bisogni emotivi sviluppando un falso sé pseudo-indipendente e autonomo. “Bisogna cavarsela da soli se vogliamo tenerci vicino le persone importanti!”


In realtà le ricerche hanno dimostrato che questi bambini, e anche gli adulti con tale stile, producono livelli di cortisolo (ormone dello stress) molto più elevati della norma.

L’attaccamento disorganizzato

In questa categoria rientrano le madri che hanno avuto infanzie difficili, segnate da trascuratezza e maltrattamenti, perdite traumatiche o recenti stress emotivi irrisolti, ad esempio un lutto o una depressione post-partum. Sono mamme spesso mentalmente assenti, preoccupate, che non riescono a cogliere i segnali del bambino o hanno forti reazioni emotive incontrollabili. Possono diventare violente verbalmente o fisicamente o non essere in grado di proteggere il bambino quando si sente sopraffatto e spaventato.

Sono mamme a loro volta spaventate e che spaventano il bambino con la loro incoerenza, assenza o con reazioni esplosive. Il bambino si comporta a sua volta in modi incoerenti, come se avesse immagini contraddittorie e incompatibili di sè, come se volesse disperatamente la vicinanza e il contatto, ma poi lo rifiutasse. Ti amo e ti odio, ho bisogno di te ma devo difendermi da te, ti cerco ma ti attacco, allo stesso tempo.

L’attaccamento è immodificabile?

In realtà lo stile di attaccamento non dipende solo esclusivamente dal rapporto con la propria madre, sono molti i fattori che concorrono a determinarlo, ad esempio il papà o altre figure che si sono prese cura del bambino. Tuttavia il legame con la figura di attaccamento primaria e il suo stile di accudimento danno un forte imprinting, che resterà attivo in tutte le relazioni future in cui si instaurerà un attaccamento, specialmente con il partner e con i propri figli.

Se vi siete riconosciuti in alcune delle caratteristiche sopra descritte non abbattetevi però, non colpevolizzatevi, nessuno sceglie l’ambiente in cui venire accolti in questo mondo. Ognuno si è organizzato secondo ciò che ha appreso, inconsciamente, come il modo migliore per sopravvivere. E mantenere i legami di attaccamento è fondamentale per la nostra sopravvivenza. Conoscere i nostri modelli interni di relazione può fare la differenza, ci si difende meglio da ciò che si conosce!

L’attaccamento insicuro non è scolpito in modo marmoreo nella nostra personalità senza poter essere modificato e non determina un destino ineluttabile. Attraverso un buon lavoro su di sé, sulla propria storia, attraverso l’incontro con persone che ci possano insegnare modi migliori di vivere il rapporto con noi stessi e i legami profondi, possiamo con molta calma e pazienza correggere i nostri modelli interni verso un maggiore senso di sicurezza.

Possiamo divenire sempre più capaci di riconoscere i nostri bisogni profondi e quelli dell’altro, più capaci di comunicare, guadagnando autostima, capacità di contatto, instaurando relazioni basate su fiducia e intimità, conquistando la profonda credenza che siamo esseri degni di ricevere e capaci di dare amore, conforto e fiducia.