Conosci tuo figlio: come non diventare nemici dei nostri figli

Conosci tuo figlio: come non diventare nemici dei nostri figli

I bambini sono diversi, i genitori sono diversi

Come sappiamo, la psicologia si avvicina al suo vasto e complesso campo di studio, con metodi, approcci e prospettive teoriche differenti. Nel corso dei decenni, tuttavia, i vari filoni, dalla psicoanalisi freudiana e post, al comportamentismo, hanno messo in luce, seppur attraverso costrutti e punti di vista diversi, l’importanza della qualità delle relazioni del bambino con le figure di riferimento, in particolare la madre.

Ormai è penetrato nella cultura generale il concetto che la buona riuscita dello sviluppo del bambino e un sano equilibrio personale del futuro adulto siano in buona parte determinati dalle competenze pedagogiche, empatiche, relazionali dei genitori. Di fronte a tale responsabilità molti genitori, specialmente neo-mamme, si sentono disorientati, insicuri, se non addirittura spaventati o angosciati da timori di inadeguatezza, incompetenza o da sensi di colpa.

E’ pensando a questi genitori che ho sentito l’esigenza di scrivere questo articolo, poiché le paure e le angosce paralizzano ed i sensi di colpa non sempre sono buoni consiglieri nelle decisioni da prendere su come comportarci con i nostri figli. Ricevere consigli o leggere dei prontuari di regole pedagogiche può non essere sufficiente a cambiare le cose che non vanno, a volte anche quando i genitori sono adeguatamente motivati ad ottenere dei cambiamenti può essere molto faticoso, ma soprattutto, alcuni genitori si trovano nella condizione di dover faticare più di altri, per raggiungere un equilibrio nel rapporto coi loro figli e per entrarci in contatto e stabilire una relazione positiva. Alcuni  sentono di compiere una fatica titanica e ai loro occhi gli altri genitori risultano spesso più adeguati e competenti, col risultato di un drastico calo di autostima.

Una delle verità di cui poco si legge nelle rubriche e nei blog di psicologia, è che, seppur le tappe evolutive, i compiti da affrontare nello sviluppo e alcune tematiche esistenziali siano universali, i bambini sono diversi gli uni dagli altri e i genitori pure.

Alcuni bambini sono molto eccitati e si muovono già nella culla, altri invece sono calmi e prediligono ambienti ed attività meno carichi di stimoli, alcuni hanno un ritmo regolare nel mangiare e nel dormire, altri invece sono imprevedibili ed hanno un ritmo irregolare; alcuni scorrazzano e si arrampicano ed altri prediligono i puzzle o il disegno, alcuni accettano di buon grado le novità, un nuovo cibo o un nuovo compagno, altri si ritraggono e impiegano tempi lunghi ad adattarsi. Alcuni si immergono in un’attività per ore, altri riescono a prestare attenzione solo per poco tempo anche ad attività che li interessano; alcuni sono perseveranti e tentano e ritentano a lungo per raggiungere un obiettivo, mentre altri si scoraggiano e mollano facilmente.

A volte gli stessi principi pedagogici possono funzionare bene con alcuni e benino con altri o per nulla con altri ancora.  Inoltre alcuni individui crescono e si sviluppano in modo relativamente sano ed equilibrato nonostante un ambiente e condizioni di vita ben poco favorevoli ed altri, in condizioni di gran lunga migliori, con un ambiente familiare relativamente buoni, possono andare incontro a difficoltà nell’affrontare gli scogli o le tempeste della vita. Oppure, altro esempio,  l’atteggiamento troppo rigido e punitivo di alcuni genitori può produrre un adolescente ribelle e provocatorio in alcuni casi o un ragazzo remissivo e inibito in altri.

Per questo vorrei parlare del temperamento e dell’influenza che  sin dalla nascita può avere sulla relazione del bambino con i genitori e con il suo ambiente e del concetto di compatibilità.

I 9 tratti del temperamento

Alexander Thomas e Stella Chess, una coppia di psicologi statunitensi, hanno avviato negli anni ‘70 e ‘80 un filone di ricerche longitudinali per studiare proprio quelle caratteristiche costituzionali che sono determinate in gran parte geneticamente ma che possono essere un elemento importante per capire meglio l’indole naturale dei nostri bambini e come poterci relazionare con loro nel nostro compito educativo ed affettivo, in modo da rispettarne, accettarne e anche migliorarne, per quanto possibile, gli aspetti temperamentali di base. Lo sviluppo della personalità sarà a sua volta determinato da come i temperamenti rispettivi di genitori e figli si influenzano reciprocamente in senso bidirezionale, oltre che dallo stile educativo dei genitori e dalla qualità della relazione affettiva. Così, non solo i genitori producono effetti importanti sui figli, ma anche la natura dei figli può generare emozioni, reazioni diverse nei genitori. E ciò che i genitori provano e pensano nei confronti dei loro figli, che lo esprimano esplicitamente o indirettamente, è un fattore di grande importanza per la loro crescita ed autostima.

I due studiosi hanno individuato nove aspetti del temperamento:

  1. livello di attività
  2. ritmicità (regolarità)
  3. approccio o ritirata ad una nuova situazione stimolo
  4. adattabilità nel tempo
  5. soglia sensoriale
  6. qualità dell’umore
  7. intensità delle reazioni
  8. distraibilità
  9. perseveranza e durata dell’attenzione

Tre tipi di temperamento

In base alle combinazioni di tali categorie Thomas e Chess sono giunti  a delineare tre tipologie temperamentali molto generali, del tutto normali e non patologiche: un temperamento “facile”, uno“difficile” e uno “lento a scaldarsi”.

I bambini dal temperamento facile hanno tendenzialmente ritmi regolari nelle funzioni biologiche, si adattano facilmente ai cambiamenti ed alle persone nuove;  hanno reazioni emotive non troppo intense e un tono dell’umore generalmente positivo. Nel temperamento difficile invece i bambini possono essere irregolari nel sonno e nel mangiare, difficilmente si adattano ai cambiamenti, come ai cibi nuovi o a persone ed ambienti nuovi, hanno bisogno di un lungo periodo di adattamento e tendono a  reagire con un umore negativo alle frustrazioni e con capricci intensi. I bambini “lenti a scaldarsi” hanno dei tempi lunghi nell’adattarsi alle novità, ma hanno generalmente reazioni moderate e poco intense e non hanno ritmi biologici particolarmente irregolari. Sono “timidi”, ma non con ansia e timori eccessivi.

Non necessariamente un aspetto specifico del temperamento difficile metterà in difficoltà allo stesso modo tutti i genitori ed educatori, ma tendenzialmente questo tipo di temperamento caratterizza bambini più difficili con cui trattare.

Compatibilità e incompatibilità tra genitori e figli

La tesi centrale di Thomas e Chess è che a determinare un buon sviluppo psicologico del bambino non siano solo lo stile genitoriale o le caratteristiche temperamentali del bambino, ma è la corrispondenza tra questi due aspetti a determinare la buona o cattiva qualità della relazione. Essi parlano di compatibilità quando le richieste e le aspettative dei genitori (o di altre figure importanti) si incontrano bene con il temperamento, le attitudini e le altre caratteristiche del bambino. Con una simile corrispondenza si può prevedere uno sviluppo sano e regolare.

C’è invece una situazione di incompatibilità quando le richieste e le aspettative dei genitori sono eccessive o comunque non corrispondono al temperamento, alle abilità e a tutti gli altri caratteri del bambino. L’incompatibilità si crea quando i genitori pretendono che il figlio soddisfi a loro modo certi requisiti, senza accettare l’insuccesso e nemmeno un successo parziale.

Il bambino può essere messo sotto eccessivo stress ed il suo armonico sviluppo può essere messo a repentaglio. Ad esempio l’educazione all’uso del vasino cambia tra un bambino regolare e calmo ed uno irregolare e ad alta attività e i genitori dovrebbero adeguare le loro aspettative alle possibilità reali e non a quelle di un bambino ideale che non corrisponde al loro.

Dove sbaglio con mio figlio?

A volte il rapporto tra genitori e figli diventa ostile, come se si fosse avversari e ci fosse una lotta in corso. La relazione viene inquinata da sentimenti di rabbia, di rifiuto, di delusione e di impotenza. Quando si instaura un rapporto di incompatibilità, anche quando i genitori partono con le migliori intenzioni finiscono per sentire che ogni tentativo si conclude in un fallimento. Alcuni interpretano l’incapacità del figlio di adeguarsi alle loro richieste come disobbedienza intenzionale anche quando non lo è o come mancanza di autodisciplina, sentendosi traditi e non ripagati dei loro sforzi.

Altri si auto-colpevolizzano sentendosi incapaci, anche se oggettivamente il loro figlio può presentare dei tratti di un temperamento difficile da trattare.

Non ci sono regole valide per tutti nell’educazione dei figli, ma sono valide quelle regole che consentono un buona convivenza, sintonia e qualità di vita insieme. Con due importanti eccezioni però:

  1. I genitori non devono porre richieste che il bambino non possa soddisfare a causa delle sue caratteristiche costituzionali. Ad esempio, pretendere solo giochi tranquilli e sedentari nelle ore serali dal bambino che per temperamento abbia un alto livello di attività, significa andare in cerca di guai. 
  2. I genitori non dovrebbero però neppure incoraggiare nel bambino modelli di condotta che contrastino gravemente con quelli del mondo esterno, perché certi comportamenti, che possono essere concessi o tollerati in famiglia, non riceverebbero lo stesso trattamento in altri contesti sociali, in cui poi il bambino farebbe molta fatica ad inserirsi ed adattarsi.

A volte i genitori temono troppo di frustrare il bambino e per evitare capricci ed ostilità reciproche, oppure perché sono troppo stanchi o presi da altro, cedono alle pretese del bambino e non si impongono con fermezza sulle questioni importanti. Anche i sensi di colpa possono spingere ad accontentare ogni pretesa del bambino per tenerlo buono, ma questo non farà che peggiorare le cose.

Incompatibilità tra temperamento del bambino e quello genitoriale unita ad uno stile educativo poco efficace, possono gravare molto sulla qualità di vita di una famiglia: ad esempio un genitore che abbia una bassa soglia al rumore, che sia stanco o stressato, o che si porti il lavoro a casa la sera, probabilmente reagirà con insofferenza o rabbia alla energica e rumorosa vitalità che la sera può avere un bambino ad alto livello di attività e questo può diventare motivo di conflitto e dissintonia, mentre un altro genitore potrebbe non avere alcun problema o trovare addirittura piacevoli i giochi movimentati e rumorosi dei suoi  bambini.

Così come non si può pretendere che un bambino del genere stia fermo e placido tutto il giorno senza trovare sfogo al suo bisogno di movimento ed attività, è giusto che anche il genitore possa mantenere delle condizioni per lui accettabili, stabilendo dei limiti, ma sempre tenendo presente il temperamento di base ed i bisogni specifici del bambino. Potrebbero ad esempio organizzare la routine in modo tale che egli abbia l’opportunità di sfogarsi liberamente, magari in spazi ampi o aperti durante la giornata, ma porre con fermezza dei limiti accettabili e realistici alla sera, ad esempio che certi giochi rumorosi si possono fare in camera propria ma non nel salone dove i genitori hanno bisogno di rilassarsi. Il bambino può così essere rispettato nei suoi bisogni, ma anche imparare a rispettare i bisogni degli altri.

Compatibilità non significa che genitori e figli debbano avere lo stesso temperamento, anzi, in alcuni casi non è desiderabile, ad esempio, per un bambino che abbia reazioni molto negative alla frustrazione può essere di poco aiuto avere una mamma o un papà che anche loro diano in escandescenze perdendo il controllo di sé. Il punto, insomma, non è se genitori e figli siano simili, ma che tipo di richieste vengano fatte al bambino e quali reazioni il comportamento del bambino crei nel genitore.

Se i genitori insistono con delle aspettative che il bambino non è in grado di soddisfare, lo stress per lui può diventare eccessivo e produrre conseguenze negative: senso di insuccesso, sintomi ansiosi, comportamenti evasivi e rinunciatari, scuse e varie forme di negazione difensiva.

E’ importante capire quando determinate difficoltà del bimbo sono dovute dalla sua indole naturale e accettare questa sua caratteristica prima di tutto. Solo poi sarà possibile aiutarlo a migliorare.

Ad esempio un bambino molto distraibile e poco perseverante può suscitare facilmente la rabbia di genitori ed insegnanti perché tende a non portare a termine i compiti che gli vengono assegnati, a dimenticare gli impegni o perdere gli oggetti e a desistere facilmente alle prime difficoltà o distrazioni, a differenza di un bambino perseverante e poco distraibile, che è più spesso ben voluto ed apprezzato. Se il genitore non capisce che il bambino non lo fa apposta, per ribellione o scarsa responsabilità, sarà capace di aiutarlo dandogli dei consigli utili per migliorare col tempo il controllo sulla sua attenzione, se invece lo rimprovera continuamente rischierà non solo di non aiutarlo, ma di instaurare una grave incompatibilità e di divenire nemico di suo figlio, il quale finirà per credere che ci sia qualcosa che non va in lui.

Prima di ricorrere ad interpretazioni ed attribuzioni affrettate, del tipo “mio figlio lo fa apposta”, “lo fa per farmi innervosire”, “è colpa mia se ha questi problemi”, “perché non si comporta come gli altri bambini?’” e via dicendo, è importante chiedersi se quello che noi vorremmo da nostro figlio è compatibile con il suo reale temperamento, la sua natura, la sua indole, e se stiamo facendo richieste sostenibili o piuttosto troppo frustranti per lui.

Può anche essere che ad un certo punto il bambino metta in atto atteggiamenti oppositivi o addirittura più o meno sottilmente provocatori, ma come reagireste voi se qualcuno che amate e alla cui approvazione tenete in modo assoluto vi mettesse continuamente di fronte alla vostra inadeguatezza chiedendovi di essere un’altra persona da quella che siete? Di realizzare cose che non sono in vostro potere, talvolta addirittura accusandovi di pigrizia o mancanza di volontà?

I figli a volte sono lo specchio di noi stessi, allora, come suggeriva Jung «Se c’è qualcosa che vorremmo cambiare in un bambino, dovremmo prima esaminarla e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi» .

D’altra parte, se vostro figlio presenta alcuni tratti di temperamento difficile, non colpevolizzatevi e non perdetevi d’animo, coltivate in voi stessi pazienza, accettazione e cercate di vedere il vostro ruolo di genitori in maniera creativa, evitando di fare paragoni tra vostro figlio e quelli altrui. Esaminate piuttosto i punti di attrito e di incompatibilità tra le vostre aspettative, il vostro modo di essere,  e quello di vostro figlio e lavorate per aumentare sempre di più il livello di sintonia tra voi.