Capire i figli adolescenti

Capire i figli adolescenti

In questo articolo riporto un’intervista radiofonica di cui sono stata ospite per il programma “Live social” in onda su Radio Roma Capitale il 20/09/2019. Il tema è quello del difficile rapporto tra genitori e figli adolescenti.

Per un adolescente in fase di crescita e transizione cosa rappresenta realmente il rapporto quotidiano con un genitore e come viene vissuto?

L’adolescenza è una fase evolutiva, ma possiamo definirla un vero e proprio lavoro, attraverso cui i ragazzi devono compiere dei compiti fondamentali, che richiedono fatica interiore, risvegliano paure, conflitti, oltre che aprire la vita a molte esperienze meravigliose!

I compiti sono:

Sviluppo psico-sessuale: e la capacità di vivere e creare relazioni con i pari soddisfacenti, verso l’interdipendenza.
Autonomia di pensiero: grazie all’acquisizione del pensiero astratto e logico-deduttivo.
Integrazione della propria identità personale, unica e differenziata.
Distacco dalle figure genitoriali: per il progressivo raggiungimento dell’autonomia e della piena responsabilità delle proprie scelte.

Noi genitori siamo la base sicura sulla quale hanno costruito il senso di sé come persone amabili e capaci, per usare un’altra metafora siamo le sponde entro cui scorre impetuoso il fiume della loro vita, da cui i ragazzi possono darsi lo slancio per prendere il largo e a cui poter ritornare se hanno un momento di arresto o di incertezza o di stanchezza. A volte si danno la spinta contro di noi con forza, in modo brusco o anche aggressivo.

L’adolescente è ambivalente verso il genitore e spesso anche il genitore lo è verso l’adolescenza del figlio. Entrambi devono affrontare un processo di lutto simbolico interiore e ridefinire i propri ruoli. Il ragazzo vuole staccarsi emotivamente, ma prova anche timore e dispiacere.
Non sempre è facile, se ad esempio noi genitori siamo iper-coinvolti con i figli e tendiamo a voler controllare eccessivamente, rischiamo di ostacolare l’individuazione e di indebolire la sicurezza del figlio, altri genitori invece sono disimpegnati, lasciano fare perché non reggono il conflitto o non hanno abbastanza energie per farlo, confondono i ruoli facendo gli adolescenti o gli amici dei figli, privandoli di una guida, di quegli argini, di cui i ragazzi si lamentano, ma che in realtà danno loro sicurezza.
Sia il ragazzo che il genitore vivono dei conflitti, per il genitore forse quello più grande è come appoggiare il bisogno di autonomia proteggendo però dai pericoli maggiori. In parte dobbiamo accettare la quota di rischio che crescere e sperimentare la vita comportano, in parte dobbiamo continuare a vigilare, seppur da una distanza maggiore.
Noi genitori dobbiamo reggere emotivamente il nostro ruolo e sostenere l’autonomia, anche ponendo dei limiti, ma disposti a negoziare. Dobbiamo accettare e rispettare la differenziazione e il progressivo allontanamento, ma rispetto a questioni per cui la mente di un adolescente può essere abbastanza matura.
Il limite è qualcosa da ridefinire continuamente con gli adolescenti che tentano costantamente di rinegoziare, di guadagnare sempre un po’ di terreno in più, un pezzetto in più di libertà. L’adulto allora sarà l’autorevole rappresentante di quel limite; l’adulto autorevole però non è rigido e autoritario, sa riflettere su quali siano i limiti che non possono essere oltrepassati e li mette in chiaro con fermezza e coerenza, per il resto rimane aperto a far guadagnare una progressiva autonomia e libertà, che non devono essere gratuite, ma conquistate anche attraverso la fiducia e la responsabilità. La fiducia non è un a-priori del rapporto genitori figli, ma va costruita e mantenuta costantemente. Ci possono essere strappi o rotture che l’adulto per primo deve saper riparare, gestendo il conflitto e aprendo spazi di dialogo quando la situazione lo richiede. Allora continuerà a fungere da modello di maturità a cui il figlio vorrà assomigliare.

“Per un adolescente in fase di crescita e transizione cosa rappresenta realmente il rapporto quotidiano con un genitore e come viene vissuto?”

Ci sono quattro caratteristiche o tendenze a cui la mente adolescente è predisposta

Ricerca di novità: attrazione per esperienze nuove e stimolanti, il cervello di un adolescente ha bisogno di maggiori quantità di adrenalina e dopamina.
Esplorazione creativa: hanno la tendenza a rompere con il passato e le tradizioni e a creare qualcosa di innovativo, un mondo nuovo e tutto loro.
Coinvolgimento sociale :sono fisiologicamente portati ad avere un forte coinvolgimento sociale con i pari e ad allentare il coinvolgimento emotivo con la famiglia.
Intensità delle emozioni: è il periodo in cui la vita s’infiamma! Questo è un periodo che può infondere grande vitalità all’esistenza, ma anche impulsività , sbalzi umore e reattività.

Tutte e quattro queste caratteristiche possono spiegare su base neuroscientifica il fatto che l’attenzione dei nostri figli tenda spontaneamente a baipassare ciò che arriva dal mondo adulto e a privilegiare ciò che arriva dai compagni, da quello che sentono come il loro mondo. Non dobbiamo sentirci messi da parte, ma accettare il fisiologico allontanamento che i figli devono compiere.

Non possiamo fermare la cascata, l’impeto dei ragazzi, la loro vitalità e passionalità, possiamo solo incanalarla.
La cosa importante è mantenere aperti i canali di comunicazione. Lavorare per comunicare più efficacemente con i figli, ad esempio praticando un ascolto attivo, cioè sgombro da preconcetti, paure e atteggiamenti di rifiuto, verbali o non verbali che siano. Non è importante solo far valere le proprie ragioni, ma fare spazio emotivo e mentale dentro di noi per accogliere le emozioni, a volte confuse e straripanti, dei figli adolescenti, dare contenimento e un modello di regolazione delle emozioni, anche se può essere davvero molto faticoso per un genitore. Si tratta soprattutto di un continuo lavoro interiore, per accettare profondamente e accogliere i cambiamenti dei figli senza farci sopraffare noi stessi da emozioni forti come ansia, rabbia, delusione, impotenza. E’ importante non cadere in atteggiamenti di disprezzo reciproco, di rifiuto e totale rottura. Manteniamo i canali di comunicazione aperti. Questo è fondamentale. Ci può essere utile ricordarci gli adolescenti che siamo stati, o che non siamo stati, perché molti adulti lo dimenticano o lo rinnegano addirittura. Capiamo quali sentimenti ci suscita l’adolescenza di nostro figlio, non solo rispetto al futuro, ma anche rispetto alla nostra storia e al nostro passato, ed elaboriamoli. Solo così possiamo tenere i canali aperti. E’ un lavoro che prima avviene dentro il genitore e poi si concretizza fuori nella relazione col figlio. Chiuderci e distanziarci da loro, o lasciare che facciano quello che vogliono, è come un abbandono emotivo. Il genitore autorevole è sia normativo che affettivo, ma soprattutto consapevole di sé e delle proprie reazioni emotive. Può sembrare un paradosso, ma i figli ci possono dare l’opportunità di maturare e crescere come persone! Questo è faticoso, ma anche meraviglioso!

“Questa difficoltà di comprensione è spesso voluta, come segno di ribellione oppure intervengono ulteriormente fattori comportamentali inconsci in fase di crescita?”

L’adolescente vuole cambiare tutto, per certi versi, mentre il genitore vorrebbe che nulla cambiasse. Il ragazzo non si ribella solo al genitore in quanto persona, ma come rappresentante simbolico dell’ordine costituito, dei valori già dati, di un pensiero preconfezionato. Loro vogliono essere il futuro, la creatività, e avere la libertà di affermare la loro identità separata, quelli che sono, e per questo sono portati alla contestazione e alla trasgressione per affermare il loro diritto ad essere diversi, individui differenziati, o meglio in via di differenziazione. E’ un processo molto importante perchè determinerà l’adulto che sarà in futuro.
C’è un aspetto più malinconico però in questo processo, una specie di lutto interiore: significa distaccarsi dal proprio sé infantile e affrontare nuove sfide, responsabilità e competenze da acquisire. Quando sento un adulto dire “beati loro che non hanno nulla da pensare!”….bhè, non mi trovo d’accordo!…Vuol dire che quell’adulto si è dimenticato che vuol dire essere adolescenti.
La difficoltà dello svincolo può risvegliare sensi di colpa inconsci, specie laddove i genitori hanno iper-investito sul figlio, e poco su se stessi o sulla coppia, rischiando il vuoto del nido, per esempio. Possono essere i genitori a sentirsi abbandonati e a caricare emotivamente i figli per questo.
A volte, più è difficile lo svincolo affettivo per un ragazzo e più egli può assumere atteggiamenti bruschi, come se avesse bisogno di una reazione forte, decisa, aggressiva quasi, per guadagnarsi l’autonomia e diventare se stesso.
La natura e la qualità della relazione è sicuramente un fattore importante: se il ragazzo non ha stabilito un attaccamento sicuro con i genitori può sentirsi fragile, non ancora attrezzato interiormente ad affrontare il mondo fuori.
Sentimenti di fragilità e di insicurezza possono derivare anche da uno stile genitoriale iperprotettivo, che non ha sostenuto l’acquisizione di autonomie, o anche da uno stile autoritario, troppo rigido e poco affettivo, o eccessivamente esigente e critico, o anche al contrario da un atteggiamento lassista e incoerente. In tutti questi casi il ragazzo può sentire di non aver acquisito delle sicurezze interiori che gli consentono di andare là fuori ad esplorare il mondo con entusiasmo, e allora può provare sentimenti di rabbia più o meno inconsapevoli verso i genitori dai quali sente di non riuscire a svincolarsi emotivamente.
E’ molto importante il tipo di base che abbiamo creato negli anni precedenti, quindi, ma sarebbe un errore se i genitori pensassero che dipenda tutto da loro….ci sono aspetti temperamentali, genetici anche, che possono determinare le differenze tra un adolescente ed un altro.
Non dobbiamo essere genitori perfetti, ma sufficientemente buoni…. Concluderei con una frase di Bruno Bettelheim che mi sta particolarmente a cuore: “Il genitore deve resistere all’impulso di cercare di costruire il figlio che lui vorrebbe avere” .