Quando rimane “troppa poca musica”: vivere nella gabbia di una relazione esaurita, fiacca, alla deriva

Quando rimane “troppa poca musica”: vivere nella gabbia di una relazione esaurita, fiacca, alla deriva

“E’ rimasta troppo poca musica”. Una mia paziente un giorno usò questa espressione per riferirsi alla sua relazione con il marito che, seppur sostenuta da un tiepido affetto, da molti anni era fiaccata da un’assenza di comunicazione e di interesse reciproco.

A volte una relazione arriva al punto in cui non ci sono più scambi appassionati o significativi a livello emotivo, intellettuale o sessuale, non c’è più curiosità l’uno per l’altra. Non ci si pongono più domande reciproche e significative come “Cos’è la vita per te? com’è vivere con me?”. Pensieri ed emozioni più intimi non vengono più condivisi, a differenza di quando si era nello stato d’innamoramento, che per sua natura è però transitorio; ci si tengono troppe cose dentro e la relazione diviene solo una comfort zone per entrambi. Questo può condurre ad una sterilità emotiva nella coppia. La relazione ha perso la sua anima.

Ci sono poi casi in cui uno dei due membri investe scarsamente nel rapporto, mentre l’altro desidera ardentemente ravvivarlo  e vivere con passione. Ma quando si decide di fare la propria strada insieme non può funzionare a lungo che uno sia la forza motrice e l’altro un passivo rimorchio. Non si può andare lontano. Entrambe le parti devono essere disposte a parlarne e ad affrontare il problema con impegno e motivazione.

Ma come si arriva questo punto?

Una relazione può andare alla deriva dopo che troppi sforzi sono stati fatti in vano da uno dei due, troppe emozioni non comunicate, troppe richieste inascoltate.

In alcuni casi una relazione comincia a ristagnare e tende a spegnersi o si esaurisce del tutto a causa di un accumulo di  sentimenti di rabbia e di risentimento inespressi. Entrambe le parti sembrano avere tacitamente concordato di non esprimere mai disaccordo nei riguardi dell’altro, per tenere ben lontana quella cosa pericolosa chiamata “conflitto”.  In verità il conflitto è parte integrante delle relazioni significative ed evitarlo per mantenere un falso equilibrio non produce buoni risultati: al di sotto dell’apparente tranquillità, bisogni frustrati ed emozioni represse logorano la vitalità della coppia, la stima reciproca e la vita sessuale.

Nelle coppie simbiotiche esprimere pensieri ed impulsi distruttivi nei confronti del partner, o anche solo manifestare la propria individualità con opinioni o bisogni diversi, viene vissuto come qualcosa di pericoloso o come un tradimento. Bisogni e sentimenti negati però mineranno la relazione dal sottosuolo.

“Abbiamo un rapporto fantastico! Non litighiamo mai” è una delle frasi di cui ho imparato a diffidare, perchè in molti casi si tratta di una incapacità di affrontare il conflitto in maniera costruttiva o di mantenere la propria individualità all’interno di un rapporto fuso o simbiotico. L’amore forte può dare forti sofferenze, frustrazioni, delusioni e pure trasformarsi in forte odio, perché forte è l’investimento emotivo che si è fatto.

In alcuni casi uno dei due partner è intrinsecamente incapace di amare, mentre l’altro si lega in maniera dipendente, stretto nella tenaglia di un rapporto altamente deprivante e distruttivo. (tratterò questo tipo di relazioni in modo più approfondito in un prossimo articolo).

Perché proseguire un rapporto quando ormai è esaurito?

Le relazioni significative sono non soltanto una risorsa fondamentale da cui trarre sostegno per affrontare la vita, un irrinunciabile fattore protettivo per il benessere, l’ingrediente principale della felicità, ma rappresentano anche il principale mezzo, se non l’unico, attraverso cui capire chi siamo, crescere e maturare psichicamente, arricchirci e infondere significato all’esistenza.

Tuttavia a volte, nonostante la fonte vitale di nutrimento risulti prosciugata ed arida, le relazioni continuano, a causa del senso di sicurezza che la familiarità offre e per la paura di restare soli. Chi di noi non conosce questo profondo timore?

Ciononostante, spesso, quando una persona osa interrompere un rapporto ormai esaurito, fallito ogni tentativo a ravvivarlo con impegno, dopo una prima fase di svuotamento e di dolore, si rende conto dell’infondatezza dei suoi timori e di aver scelto la vitalità invece della morte affettiva.

E’ sorprendente come alcune relazioni simbiotiche, in cui i partner sembrano fusi in un’unica persona, senza mai differenziarsi, fino quasi ad isolarsi impenetrabilmente dal resto del mondo, sopravvivono a lungo e come entrambi i partner amino trascorrere un sacco di tempo a lagnarsi degli altri, trasferendo sulle persone e sul mondo in generale le sensazioni di rabbia, amarezza e rancore che non riescono ad esprimere tra di loro.

Ma qualora uno dei due dovesse rompere il tacito accordo collusivo (chiamato confluenza in psicoterapia della Gestalt), allora l’altro si sentirebbe terribilmente tradito e immediatamente nel rapporto si infiltrerebbe il senso di colpa.

Quando uno dei partner apre gli occhi e si sente come risvegliato, mentre l’altro rimane lo stesso, allora diventa molto difficile continuare a mantenere un rapporto che blocca la crescita e l’espressione di sé. Tra i due partners può crearsi un abisso il quale può essere affrontato e discusso oppure allontanarli irreparabilmente.

Origini infantili: amore genitoriale represso o vulcanico

Il fatto di permanere in relazioni ormai esaurite può essere il risultato di un rapporto genitore-figlio debole, superficiale, impersonale o formale, caratterizzato da una forte repressione dell’amore genitoriale (e anche all’interno della coppia dei genitori). Questo tipo di inibizione può comprendere aspetti come:

  • una cultura familiare che privilegia le buone maniere, la forma, la fermezza di carattere;
  • repressione delle manifestazioni spontanee di amore, tenerezza, e delle emozioni forti;
  • l’amore è limitato a piccoli gesti e atti affettuosi: offrire cibo, occuparsi più delle cure fisiche e pratiche che di quelle emotive;
  • il bambino non si sente adeguatamente aiutato quando è angosciato (perché i genitori non sanno gestire le emozioni proprie e altrui o sono scarsamente empatici e sintonizzati)
  • il bambino sente che i genitori non condividono la sua gioia (o addirittura viene criticato per essersi sovraeccitato)

Al bambino arriva il messaggio che le forti emozioni  sono pericolose e minacciose e devono essere bloccate. Egli non si sente contenuto poiché i suoi genitori non sanno rispondere prontamente di fronte a forti emozioni come rabbia, angoscia, delusione, ma anche gioia e desiderio.

Il problema è che, come ci insegna il filone di ricerche della psicologia dell’attaccamento (Bowlby, Main, Ainsworth), i modelli relazionali infantili vengono molto facilmente ripetuti nei rapporti di età successiva, nella coppia, nell’amicizia e con i figli.

Non ci stupirà allora che bambini educati in questo modo, crescendo, riusciranno ad instaurare solo rapporti emotivi superficiali: potranno sposarsi, avere bambini, un buon lavoro, ma non riusciranno ad arricchire il loro rapporto con un’intimità fisica spontanea e con una profonda ed intima condivisione riguardo se stessi, la vita e la relazione stessa.

In altri casi i bambini hanno invece assistito  a troppi spaventosi sfoghi vulcanici di una o entrambe le figure genitoriali e anche questi bambini imparano presto che le emozioni sono pericolose, pertanto le reprimono in se stessi e privilegiano rapporti caratterizzati da un blando investimento emotivo perché vi si sentono più al sicuro.

Conclusioni

L’amore non è qualcosa che accade e che travolge, come vorrebbe l’ideale dell’amore romantico, ma assomiglia molto più di quanto crediamo ad una scelta. Prenderci cura della nostra vita emotiva ed affettiva, conoscersi profondamente accettando bisogni e sentimenti propri e dell’altro anziché negarli, educare all’intelligenza emotiva, sviluppare modi sani di comunicazione e gestione del conflitto sono alcuni degli ingredienti per curare anche le nostre relazioni, così come un giardiniere presta le giuste cure alle sue piante, dando il necessario al momento giusto e togliendo ciò che appesantisce e soffoca il germoglio, ma anche tenendo con cura gli strumenti del mestiere.

Tuttavia a volte può essere molto difficile prendere consapevolezza ed uscire da alcuni schemi relazionali disfunzionali che sono fonte di sofferenza, allora può essere utile seguire un percorso di autoconoscenza, individualmente o come coppia, sotto la guida di un professionista esperto,.