I 4 tipi di stress secondo Albrecht

I 4 tipi di stress secondo Albrecht

Nell’articolo precedente abbiamo visto che cosa è lo stress, quali definizioni ne sono state date in ambito scientifico e psicologico, i più comuni segni con cui si manifesta lo stress cronico. Esso è legato ad aspetti altamente soggettivi, per cui ognuno prova stress e lo fronteggia in modi e situazioni diversi.

Grande importanza hanno fattori e stili cognitivi, cioè il modo in cui tendiamo a pensare e leggere il mondo e noi stessi, ed altri aspetti di personalità, come ad esempio il senso di sicurezza, di autostima e di autoefficacia percepita, lo stile di comunicazione (aggressivo, passivo o assertivo) e così via.

In questo articolo vorrei parlarvi dei quattro tipi di stress descritti già negli anni ottanta da Karl Abrecht, uno specialista nella riduzione dello stress, consulente manageriale ed autore del libro “Stress and the manager” (1979 ).

Il primo passo per gestire lo stress è conoscerlo, soprattutto riconoscere il proprio modo personale di entrare in stress e alcune possibili strategie per affrontarlo, al fine di lavorare in maniera più soddisfacente e produttiva, avere relazioni migliori ed uno stile di vita più salutare.

Escludendo eventi particolarmente drammatici o di portata traumatica come lutti, malattie, importanti cambiamenti di vita, separazioni, i tipi di stress che più comunemente possiamo sperimentare nella vita quotidiana  e nel lavoro sono 4 secondo Albrecht:

  1. Stress legato al tempo
  2. Stress anticipatorio
  3. Stress situazionale
  4. Stress interpersonale

1.Stress legato al tempo

E’ il tipo di stress di cui soffrono di più le persone molto impegnate, che fanno lavori che richiedono scadenze da rispettare o che si trovano a dover gestire molte diverse incombenze. Ma chi di noi non appartiene a questa categoria in un modo o nell’altro? Il senso di pressione può derivare dalla sensazione di non avere abbastanza tempo, di non farcela, di essere spesso in ritardo, di essere sovraccarico e non avere aiuti, di fare tante cose ma di farle male, dimenticando e trascurando delle parti, di essere sempre col fiato tirato…

Lo stress legato al tempo non dipende solo dal carico oggettivo di impegni e attività da svolgere in rapporto al tempo disponibile, ma ha che fare con aspetti più psicologici e soggettivi, come il nostro modo interiore di vivere il tempo e il suo scorrere, in base alle priorità che stabiliamo e al nostro sistema di valori, alla nostra progettualità. Se dedichiamo tempo alle cose che per noi sono veramente importanti nella vita, allora saremo forse stanchi a volte, ma non stressati in modo insostenibile.

Può dipendere anche dalla tendenza a sovraccaricarsi, il che può avere dei significati soggettivi più o meno profondi, ma anche alla difficoltà di dire assertivamente “NO!” a qualcosa o a qualcuno, quando possibile, o ad operare delle scelte in modo di dare precedenza alle cose importanti oltre che a quelle urgenti. Può derivare inoltre da una mancanza o carenza di abilità di pianificazione e di organizzazione, alla tendenza a procrastinare e a non saper stabilire un ordine di priorità per le attività da svolgere. Approfondiremo ulteriormente questo tipo di stress e alcune possibili strategie per fronteggiarlo in uno dei prossimi articoli.

2.Stress anticipatorio

Albrecht chiama stress anticipatorio quella  particolare forma di ansia che si può provare rispetto al futuro. Può trattarsi del timore riferito a specifiche situazioni o una più generale paura che le cose possano andare male. Questo tipo di stress ha dunque a che fare con il nostro sistema di aspettative e con il modo in cui tendiamo a rappresentarci gli eventi futuri.

Alcune persone hanno una particolare tendenza a rappresentarsi il futuro con aspettative negative, con aspetti di esagerazione e di assolutezza o addirittura in maniera catastrofica.

La gestione di questo tipo di stress richiede di ristrutturare il proprio modo di rappresentarsi gli eventi futuri, osservando ad esempio il proprio dialogo interno , (cioè quelle frasi che nei  nostri pensieri rivolgiamo a noi stessi, a volte senza che ne siamo consapevoli, come a d esempio: “tanto andrà male”, “Non ce la farò”, “tutti mi giudicheranno male…”) e modificandolo in modo che divenga più realistico e meno assoluto o catastrofico. Inoltre anche un elevato grado di perfezionismo può associarsi a questo tipo di stress: accettare di essere meno perfetti o speciali può ridurre questa ansia, che è spesso anche dovuta ad forte timore di fallimento.

Inoltre prevedere, in modo realistico e  senza esagerazioni, i principali rischi che ragionevolmente ci si potrebbe aspettare dalla specifica situazione temuta, ad esempio parlare in pubblico, e prepararsi ad affrontarli, ad esempio prevedere le domande difficili, può certamente aiutare a ridurre l’ansia e lo stress.

Usare tecniche quali la visualizzazione positiva degli eventi, il ricordare precedenti esperienze in cui ci aspettavamo il peggio e le cose non sono poi andate così male,  praticare la meditazione/mindfulness, sono altre strategie molto utili per ridurre la tendenza a stare con la mente in un futuro catastrofico o in un passato malinconico. Stare nel qui ed ora e  sviluppare un atteggiamento meno rigido ed esigente verso noi stessi, concentrandoci anche sui nostri punti di forza, è certamente la via giusta per approcciare al futuro con mente più flessibile, curiosa e tranquilla. Infine accettate il fatto che non possiamo controllare tutto, per quanto possiamo essere prudenti o previdenti.

3.Stress situazionale

Proviamo questo tipo di stress quando siamo in situazioni in cui non abbiamo il controllo e che si presentano in modo inaspettato, come ad esempio nelle emergenze, quando sentiamo di aver commesso dei gravi errori o nelle situazioni di conflitto, quando l’accettazione da parte del gruppo è minacciata. Questo tipo di stress può sfociare in sentimenti di impotenza e di  mancanza di supporto, anche perchè generalmente le persone sono meno preparate ad affrontarlo.

Per affrontare con maggiore senso di controllo queste situazioni è utile innanzi tutto coltivare una maggiore autoconsapevolezza  imparando ad osservarci e a individuare in noi i segnali sia fisici che emotivi dell’essere sotto pressione e i nostri modi automatici di reagire. Ad esempio alcune persone in situazioni inaspettate di emergenza o di conflitto tendono a sentire un nodo allo stomaco e a ritirarsi in se stessi, faticando a comunicare con gli altri, sarà importante allora per queste persone lavorare per migliorare le loro abilità di comunicazione ed apertura, per cercare aiuto o per collaborare con altri alla ricerca di una soluzione. Altri invece possono avere la tendenza a perdere il controllo della propria rabbia e a reagire in maniera esplosiva, in questi casi sarà più utile ed importante impegnarsi per imparare a regolare le proprie reazioni emotive automatiche e apprendere tecniche per la buona gestione del conflitto.

4.Stress da incontro

Questo tipo di stress riguarda le interazioni interpersonali ed è anche detto “meeting stress”, lo si prova quando si è preoccupati di dover incontrare una certa persona o un gruppo, ad esempio dover incontrare un datore di lavoro con una personalità spiccatamente dominante.

Può essere sperimentato da persone che svolgono professioni che li mettono spesso a contatto con altre persone, ad esempio medici ed operatori sociali che hanno a che fare con persone sofferenti ed in difficoltà, ma anche chi deve trattare frequentemente con clienti, pazienti o colleghi perennemente insoddisfatti, imprevedibili e ostili. Si arriva al punto di sentirsi esausti, esauriti ed insofferenti già prima dell’incontro e si rischia seriamente di entrare in una condizione definita burn out lavorativo, in cui ci si ritira e distacca emotivamente, ci si sente esauriti e senza energie, privi di motivazione.

Per fronteggiare meglio questo tipo di pressione è importante acquisire migliori abilità sociali, che ci rendano capaci di trattare con diversi tipi di persone, affinare la nostra intelligenza emotiva, per riconoscere gli stati emotivi nostri e degli altri, i bisogni e le motivazioni in gioco. Sviluppare empatia e capacità di comunicazione assertiva e di gestione del conflitto. Un altro aspetto importante è saper riconoscere i propri limiti, ad esempio la quantità di carico, il numero di incontri e di clienti che siamo in grado di reggere prima di entrare nella zona di stress. Può essere di aiuto fare delle brevi pause, intervallando l’attività con una passeggiata, facendo esercizi di rilassamento, come il training autogeno, o praticando la mindfullness.

Conclusioni

E’ chiaro che la breve e schematica descrizione di questi quattro tipi di stress non include tutti i numerosi e molteplici fattori implicati nello stress, tuttavia iniziare ad interrogarsi più attivamente sui tipi di stress a cui siamo più vulnerabili e individuare modi per migliorare le nostre capacità di gestirlo, è un requisito fondamentale per aumentare il nostro benessere generale e la nostra qualità di vita.

Sfortunatamente lo stress non è eliminabile dalle nostre vite, né evitabile, come scriveva Hans Selye, il primo ad introdurre la parola stress:

La completa libertà dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si possa pensare, noi non dobbiamo e non possiamo evitare lo stress, ma possiamo andargli incontro in modo efficace traendone vantaggio, imparando di più dai suoi meccanismi, e adattando a esso la nostra filosofia dell’esistenza“. (Selye, 1973).